Brindisi, trasporto record nel porto: 200 tonnellate in volo

Il megatubo prima di essere sollevato nel porto di Brindisi

Un carico eccezionale sollevato fino a 90 metri riscrive la storia del porto di Brindisi. Titi: «Un’impresa che cambia tutto»

di Antonio Portolano

BRINDISI – Una notte epica, destinata a scrivere una pagina indelebile nella storia della portualità italiana. Nel porto di Brindisi, nel cuore dell’Adriatico, si è compiuta un’operazione senza precedenti: un colossale tubo metallico da 200 tonnellate è stato sollevato fino a 90 metri d’altezza e imbarcato sulla nave cargo Yudin. Un’impresa che ha sfidato ogni limite, perfino quello imposto dall’air draft dell’aeroporto, fermo a 62 metri. Ma nulla è stato lasciato al caso. Ogni dettaglio, ogni attore coinvolto, ha contribuito a rendere possibile quella che può essere definita una vera e propria opera d’ingegno, forza e coordinamento.

Il mastodontico manufatto prima di essere innalzato

Un tubo gigante verso l’Africa

La protagonista è una struttura metallica mastodontica: 50 metri di lunghezza, 3 metri di diametro, 50 millimetri di spessore. Un tubo di trivellazione realizzato nello stabilimento Scandiuzzi Steel Construction di Brindisi, destinato a un importante progetto offshore in Congo, commissionato dalla società Micoperi, in collaborazione con Saipem.

«Un lavoro intenso, ma straordinario» racconta l’ingegnere Nicola Parisi, direttore dello stabilimento Scandiuzzi. «Abbiamo impiegato tre settimane, con 50 lavoratori organizzati su tre turni. Sono tutti ragazzi specializzati che hanno lavorato con saldature automatizzate e tecnologie avanzate. Grazie alle facility del porto di Brindisi, abbiamo potuto costruire un pezzo così imponente in tempi rapidissimi».

Parisi spiega anche le complessità produttive affrontate: «Lo spessore della lamiera era di 50 millimetri, per questo abbiamo dovuto adottare sistemi di saldatura robotizzati. È stata una corsa contro il tempo, ma ce l’abbiamo fatta. I nostri ragazzi hanno dimostrato professionalità e dedizione eccezionali. La Micoperi ci ha fatto i complimenti per la qualità del lavoro e per i tempi di consegna. Sono operazioni che non tutti sono in grado di gestire. Ma Brindisi sì».

La sfida dei 90 metri

Il momento clou dell’operazione è arrivato nella notte, quando la gru installata sulla nave Yudin, con una portata di 2.500 tonnellate, ha sollevato il tubo fino a 90 metri. Un record assoluto per Brindisi, dove il limite massimo consentito per motivi di sicurezza aerea è di 62 metri. Per superare questo ostacolo è stata creata una cabina di regia tra tutte le autorità coinvolte, ottenendo una finestra operativa straordinaria da parte degli enti aeronautici. È stato un lavoro delicato, reso possibile solo dalla collaborazione tra porto e aeroporto, grazie a un’eccezionale capacità di coordinamento tra le strutture.

Una sinergia senza precedenti

L’intera logistica è stata gestita dall’agenzia Titi Shipping since 1848, con le operazioni portuali affidate alla Compagnia Portuale Briamo. Ma il vero motore dell’impresa è stato il lavoro congiunto di tanti attori: Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, Aeroporti di Puglia, Enav, l’ufficio nostromi, la Capitaneria di porto, i piloti del porto, oltre al personale tecnico e operativo.

«Il nostro porto ha dimostrato di essere pronto a tutto» afferma con determinazione Teo Titi, titolare della Titi Shipping. «Ottenere l’ok per lavorare fino a 90 metri d’altezza è stato impensabile fino a ieri. Ma a Brindisi ci siamo riusciti. E non per fortuna, ma grazie a una straordinaria disponibilità da parte di tutti gli enti coinvolti. Sono stati tutti fondamentali: il dottor Aldo Tanzarella dell’Autorità portuale, Alessandra Potì di Aeroporti di Puglia, i responsabili di Enav, la Capitaneria di porto, i piloti, i tecnici, i nostromi. Senza questa rete, non ce l’avremmo fatta».

La visione di Teo Titi

Titi non si limita a celebrare il successo. Punta lo sguardo oltre: «Stiamo lavorando per attrarre nuovi traffici ad alto valore, come il project cargo. La decarbonizzazione sta cambiando il volto del porto e noi vogliamo essere pronti. Questo tipo di operazioni è il futuro: carichi fuori sagoma, complessi, destinati a grandi progetti industriali».

«A Brindisi abbiamo spazi, competenze, e ora anche una dimostrazione concreta di cosa possiamo fare. Abbiamo già lavorato con componenti eolici, che fino a poco tempo fa non venivano neanche presi in considerazione per Brindisi. Questo è un messaggio forte per il mercato: a Brindisi si può».

E aggiunge: «Ci sono settori che fanno uso di strutture enormi: oil & gas, energia, piattaforme offshore, grandi infrastrutture. Ora possiamo candidarci come hub di riferimento anche per queste filiere. Significa portare lavoro, commesse, indotto. E anche dare una nuova identità al nostro porto».

La notte tra il 27 e il 28 marzo, un punto di svolta per Brindisi

La notte tra il 27 e il 28 marzo si è scritta una pagina importante nella storia del porto di Brindisi e dei suoi traffici. Quando alle 4.30 del mattino il gigantesco tubo ha trovato il suo posto sulla Yudin, non si è semplicemente conclusa una manovra logistica. Si è compiuto un salto di visione e ambizione.

Il porto di Brindisi ha dimostrato di essere pronto per sfide di scala globale. Con ampi spazi, competenze avanzate, infrastrutture moderne e un coordinamento operativo che ha saputo andare oltre ogni limite. Ora è chiaro: il porto può ambire a un ruolo di primo piano nel settore del project cargo, diventando uno snodo strategico per l’industria pesante, l’energia, l’oil & gas, le rinnovabili. A Brindisi, l’eccezionale non è più un’eccezione. È realtà.