Il 30 luglio live al Picci Bar tra brani storici, nuovi inediti e una band d’autore che racconta la musica brindisina degli ultimi trent’anni
di Antonio Portolano
«Le canzoni non sono mie. Appartengono a chi le ascolta». È con questa visione disarmante e poetica che Vincenzo Assante continua a dare voce a storie, immagini e sensazioni. Mercoledì 30 luglio alle 21.30 l’artista brindisino salirà sul palco del Picci Bar di Carovigno per un concerto che attraverserà oltre trent’anni di scrittura musicale. Un viaggio che partirà dalle radici punk dei Blackboard Jungle, passando per i progetti in italiano degli anni Duemila, fino alla produzione solista più recente. Canzoni che parlano al cuore e alla testa. Che si ricordano senza sforzo, perché non fanno rumore: scavano.

Dalle distorsioni alla parola
Tutto comincia alla fine degli anni Ottanta. I Blackboard Jungle nascono a Brindisi con una vocazione chiara: mischiare il rock graffiante alla scrittura diretta, senza filtri. Nel 1989 arriva il primo disco, “Silver drops on Jesus’ Skull”, pubblicato dalla High Rise di Federico Guglielmi, nome storico del giornalismo musicale italiano. Il disco colpisce per la sua energia ruvida e diventa un oggetto di culto per gli appassionati. Viene ristampato in CD da Area Pirata nel 2016, arricchito da tracce inedite.
Nel 1992, mentre la band si avvicina alla fine, il brano “Palabra de amor” trova spazio nella compilation “Punto Zero” della Toast Records. Nello stesso anno esce su vinile anche il 7 pollici con “Palabra de amor / Power itch age”. Dopo lo scioglimento, Assante cambia direzione, ma non approccio: la chitarra resta compagna, la scrittura si fa più intima. Nascono nuovi progetti in italiano come Manuelfangio, Il Soldato Timido e I Congiurati.
Nel 2012 collabora con Amerigo Verardi e Marco Ancona nel disco “Il diavolo sta nei dettagli”, prestando la voce a una lettura di Pier Paolo Pasolini. È un momento forte, carico di tensione civile e forza letteraria. Il filo conduttore resta uno: raccontare, senza slogan né retorica.

Il presente è una storia che continua
Nel 2024 esce “Più giovane di ieri”, il suo primo lavoro solista disponibile su Spotify e tutte le piattaforme digitali. Una raccolta di quindici brani scritti tra il 2002 e il 2012, in cui Assante si guarda dentro, con onestà e leggerezza. Pezzi come “Zigomi”, “Alice”, “Santa Teresa in estasi”, “Orfano e senza Playstation”, “Ancora in pista” e “La mia eroina” definiscono un universo sonoro personale, intimo, mai scontato.
Ma la vera novità sono i due inediti del 2025: “Tieni gli occhi aperti” e “Smettere di bere”. Quest’ultimo è particolarmente simbolico. «È il primo brano che ho scritto dopo una lunga pausa» racconta Assante. «E sì, quando parlo del monumento intendo proprio quello del quartiere Casale. Ma è anche un luogo dell’anima. Di quelli che non ti lasciano».


Una band che non accompagna, ma costruisce
Assante non sarà da solo sul palco. Con lui ci saranno Max Baldassarre alla batteria, Giovanni De Leonardis alla chitarra e Giacomo Esposito al basso. Tre musicisti che condividono con lui il percorso artistico e la visione. Baldassarre è un batterista esperto e raffinato, già al fianco di Valentina Gravili e T.O.E.L.. De Leonardis è noto per il suo lavoro con gli Oisin e I Congiurati, capace di passare dal suono minimale all’impatto elettrico con naturalezza. Esposito, che ha suonato nei Blackboard Jungle, ha poi collaborato con band come Le Mecap e Elettromoka, lasciando sempre un’impronta riconoscibile.
Non si tratta di un trio d’appoggio, ma di una vera e propria squadra. Ogni strumento aggiunge voce. Ogni nota arricchisce la narrazione. La scaletta del concerto unirà la profondità dei brani solisti alla carica dei vecchi pezzi della band. Sarà un concerto pieno di passaggi emotivi, tra energia, malinconia e ironia.
La musica come luogo dove ritrovarsi
Non è solo la storia personale di Vincenzo Assante ad avere qualcosa da dire. È il suo modo di raccontarla che colpisce. Con naturalezza, senza enfasi. Come se ogni strofa fosse un frammento di qualcosa che conosciamo già, ma che non avevamo ancora messo in parole. C’è sempre un equilibrio tra delicatezza e disincanto. Tra sorriso e pugno nello stomaco. Il suo è un rock d’autore che non vuole piacere a tutti, ma che riesce a toccare chi ascolta davvero.
«Mi piacerebbe avere un volto nuovo e degli occhiali da sole» dice con ironia. «Specchiarmi in una vetrina e riconoscermi. Magari innamorarmi di me tra i tuoi buoni propositi e i miei cattivi pensieri». È questo sguardo obliquo, mai scontato, che dà forza alle sue canzoni.
Una sera d’estate, a ritmo di verità
Mercoledì 30 luglio, alle 21.30, il Picci Bar di Carovigno diventerà teatro di questo racconto musicale lungo trent’anni. Un appuntamento da segnare, anche se non vi piacciono gli appuntamenti. Non sarà una serata qualsiasi, ma una di quelle che ci si ritrova a ricordare. Forse anche senza volerlo.
D’altronde, non capita spesso di ascoltare dal vivo qualcuno che riesce a mettere in musica le cose che non sai dire. E magari, tra un brano e l’altro, ti accorgi che qualcosa dentro si è mosso. Come succede quando un vecchio amico ti passa a trovare e finisce col rimanere più a lungo del previsto.