Dal porto di Brindisi parte un carico eccezionale firmato Scandiuzzi: 650 tonnellate di acciaio verso Rosetti Marino. Giovani protagonisti
di Antonio Portolano
BRINDISI – Un altro gigante d’acciaio è partito dal porto del capoluogo messapico. Il porto di Brindisi è stato teatro di una nuova giornata che resterà impressa nella memoria.
L’alba ha illuminato una sagoma imponente, un enorme manufatto d’acciaio pronto a muoversi lentamente verso la banchina di Costa Morena Est. Era lo Skid Shoes realizzato da Scandiuzzi Steel Construction, un colosso lungo 50 metri, largo 20 e dal peso di 650 tonnellate.
Il convoglio dei carrelloni SPMT della Fagioli S.p.A. ha preso vita poco alla volta. Ogni ruota girava indipendente, comandata da un sistema digitale che permetteva movimenti millimetrici. L’avanzata era lenta, quasi silenziosa, ma carica di tensione. Un passo dopo l’altro, il gigante ha lasciato il suo luogo di costruzione per affacciarsi al mare.
Tra gli addetti ai lavori c’era orgoglio e concentrazione. Giovani saldatori, tecnici esperti, operatori portuali: tutti attorno a quell’opera che in poche ore sarebbe salita sulla chiatta per raggiungere i cantieri Rosetti Marino di Ravenna.

Che cos’è uno Skid Shoes
Lo Skid Shoes non è un semplice pezzo d’acciaio. È una struttura che serve a varare e movimentare piattaforme offshore. Si può immaginare come un enorme «slittone»: su di esso, a Ravenna, verrà costruita una piattaforma con quattro gambe, simile a quelle che si vedono nei siti per l’estrazione e il trasporto del gas in mare.
Il suo compito è duplice. Da un lato offre un basamento robusto su cui edificare moduli pesanti; dall’altro rende possibile il loro spostamento, distribuendo il peso e permettendo di trainare la struttura fino alla chiatta che la porterà in mare aperto. Senza uno Skid Shoes, il varo di piattaforme di queste dimensioni sarebbe impossibile.
L’ingegnere Nicola Parisi, direttore dello stabilimento di Brindisi, lo spiega con semplicità: «Uno Skid Shoes è uno slittone che serve per varare una mega piattaforma. È un elemento essenziale, perché permette di spostare il manufatto e inserirlo su una chiatta per il trasporto. Una volta arrivato a Ravenna, sopra questa struttura verranno costruite le quattro gambe della piattaforma. È questo lo scopo del nostro lavoro».

Il cuore della logistica: gli SPMT
Se lo Skid Shoes è il protagonista, gli SPMT sono gli strumenti indispensabili che hanno reso possibile il suo viaggio fino alla banchina. Gli SPMT – Self Propelled Modular Transporter – sono carrelloni modulari dotati di ruote indipendenti, capaci di sterzare a 360 gradi. Ogni modulo è autopropulso e può essere agganciato ad altri, formando convogli in grado di trasportare carichi enormi.
Vederli in azione è come osservare un gigantesco millepiedi meccanico. Avanzano con calma, ma con una precisione impressionante. Bastano pochi operatori esperti per guidare un sistema complesso che permette di muovere centinaia di tonnellate senza scossoni.
«Con i carrelloni SPMT della Fagioli – spiega Parisi – siamo riusciti a trasferire la struttura dal punto di costruzione alla banchina. È un lavoro delicato, che richiede concentrazione e professionalità. Bastano pochi centimetri di errore per compromettere l’operazione, ma tutto si è svolto in sicurezza e nei tempi previsti».

La mano di Scandiuzzi e la forza dei giovani
Lo Skid Shoes imbarcato a Brindisi porta la firma di Scandiuzzi Steel Construction, azienda che da decenni rappresenta un punto di riferimento nell’ingegneria pesante. A raccontare l’impresa è ancora l’ingegnere Parisi: «Abbiamo completato l’opera in appena tre-quattro mesi. In media sono state impegnate venti persone, con picchi anche più alti. Saldatori specializzati, tecnici e tanti giovani qualificati hanno lavorato fianco a fianco, utilizzando attrezzature di ultima generazione. Il progetto è del cliente, ma la competenza e la forza lavoro sono nostre, qui a Brindisi».
Il cuore della struttura è formato da due enormi travi, lunghe 50 metri e dal peso di 250 tonnellate ciascuna. Già queste, da sole, rappresentano una sfida di ingegneria. Poi ci sono i tralicci e i rinforzi intermedi, assemblati nell’area demaniale portuale in concessione alla Scandiuzzi.
Il direttore non nasconde l’orgoglio per il lavoro svolto: «Sono i giovani la nostra forza. Hanno dato energia e nuove idee, lavorando con serietà e competenza, affiancati da maestranze esperte. È questo mix che ci consente di rispettare tempi stretti e standard elevati».

Una storia industriale a Brindisi
La presenza di Scandiuzzi a Brindisi non è casuale. L’azienda nasce nel 1973 come Italmontaggi e nel 1997 apre il suo stabilimento nel porto adriatico, intuendone il potenziale logistico. Negli anni successivi amplia le proprie strutture e nel 2012 assume l’attuale nome, Scandiuzzi Steel Construction, rafforzando le certificazioni internazionali e diventando protagonista nei settori Oil & Gas, infrastrutture e transizione energetica.
A Brindisi, Scandiuzzi – fondata dal cavaliere Renzo Scandiuzzi – ha trovato il luogo ideale per realizzare opere di grandi dimensioni: un porto attrezzato, aree demaniali dedicate e una comunità di tecnici e saldatori capaci di affrontare sfide ingegneristiche di livello mondiale.

Un porto abituato ai record
Il trasporto dello Skid Shoes si inserisce in una tradizione recente che vede il porto di Brindisi protagonista di operazioni eccezionali. Non è la prima volta che le sue banchine diventano palcoscenico di sfide ingegneristiche.

Nell’agosto del 2025, tre pale eoliche lunghe 65 metri, con un peso compreso tra le 15 e le 20 tonnellate ciascuna, furono movimentate dal terminal portuale verso il mare. Un’operazione complessa che richiese settimane di preparazione e un coordinamento preciso tra trasporto stradale e imbarco. Anche in quella occasione furono decisive le competenze delle imprese locali, dalla Compagnia Portuale Briamo s.r.l. alla Titi Shipping, che insieme ad altre realtà hanno garantito l’efficienza del porto di Brindisi.
Pochi mesi prima, nel marzo dello stesso anno, il porto aveva vissuto un’altra giornata da primato. Un tubo metallico di 200 tonnellate venne sollevato a 90 metri d’altezza, un’operazione che richiese la collaborazione tra autorità portuale e autorità aeroportuale per coordinare il traffico aereo durante la manovra. Anche in quel caso, oltre alla tecnologia e all’esperienza di operatori specializzati, furono determinanti le squadre locali, con la Briamo e la Titi Shipping impegnate nelle attività a terra e in banchina.

Ora lo Skid Shoes conferma la vocazione del porto a sfidare i limiti, diventando ogni volta più specializzato e affidabile grazie alla sinergia tra grandi gruppi industriali e imprese locali.
La giornata dell’imbarco
L’operazione di imbarco dello Skid Shoes non è stata soltanto una prova tecnica, ma anche un momento di identità collettiva. La banchina di Costa Morena Est si è trasformata in un cantiere all’aperto, con decine di operatori che si muovevano in sincronia.
La squadra della Fagioli, con i suoi tecnici specializzati negli SPMT, ha guidato il convoglio fino al bordo della banchina. A fianco lavoravano gli uomini della Titi Shipping, incaricati delle manovre marittime, e la Compagnia Portuale Briamo s.r.l., che ha garantito la movimentazione a terra e il rizzaggio. Gli ormeggiatori hanno fatto la loro parte, coordinando l’attracco della chiatta e l’aggancio della struttura.
«La Fagioli ha messo in campo una squadra di quattro-cinque persone, la Briamo altre cinque-sei» spiega l’ingegnere Parisi. «A questi si aggiungono gli ormeggiatori e gli altri operatori. È un lavoro di squadra che richiede organizzazione e competenze specifiche. Senza il contributo di tutti, sarebbe impossibile».
Le fasi più delicate sono state quelle del rizzaggio, ossia il fissaggio della struttura sulla chiatta. Ogni bullone, ogni cavo d’acciaio ha avuto un ruolo nel garantire la sicurezza durante la navigazione verso Ravenna. Solo dopo ore di lavoro meticoloso, lo Skid Shoes è stato dichiarato pronto alla partenza.

Il valore per il territorio
Per l’ingegnere Parisi, questo trasporto è molto più di una commessa portata a termine: «Questo progetto dimostra che Brindisi c’è. Qui ci sono professionalità, strutture e capacità per affrontare sfide industriali complesse. Purtroppo spesso i grandi lavori prendono altre strade, fuori dal territorio, e questo è un rammarico. Ma oggi vogliamo mostrare che la Puglia, il Salento e soprattutto Brindisi possono essere protagonisti, non solo spettatori».
Le sue parole si intrecciano con la storia industriale di una città che ha spesso faticato a trovare riconoscimento per le sue competenze. Tra transizione energetica e crisi occupazionali, Brindisi cerca un futuro diverso. E operazioni come questa lo rendono più vicino.

Giovani al centro
Se c’è un aspetto che colpisce in questa vicenda è il ruolo dei giovani. Non solo apprendisti, ma tecnici qualificati che hanno avuto un ruolo da protagonisti.
«Sono i giovani la nostra forza – sottolinea Parisi –. Hanno dato energia e nuove idee, lavorando con serietà e competenza, affiancati da maestranze esperte. È questo mix che ci consente di rispettare tempi stretti e standard elevati».
La loro presenza racconta un’azienda che non guarda solo al presente, ma investe sul futuro. Scandiuzzi infatti collabora con istituti tecnici e università, offrendo percorsi di formazione e inserimento.

Brindisi protagonista dell’industria pesante e della logistica
Con il trasporto dello Skid Shoes, il porto di Brindisi si conferma un hub capace di affrontare sfide industriali di primo livello. Non è solo un punto di passaggio, ma un luogo in cui si realizzano e si movimentano opere che finiscono in tutto il mondo.
La direzione è chiara: potenziare la filiera locale, attrarre nuove commesse e valorizzare il capitale umano. Lo Skid Shoes, con le sue 650 tonnellate di acciaio, non porta solo tecnologia: porta anche un messaggio. Brindisi e la Puglia hanno le competenze per essere protagonisti della transizione industriale ed energetica.
«Abbiamo fatto investimenti importanti per essere presenti e contribuire alle infrastrutture che arriveranno» conclude Parisi. «Continueremo a far crescere le competenze e a formare giovani tecnici. Il futuro si costruisce qui».