Il simbolo della libertà e della salute mentale a Brindisi. Marco Cavallo, in viaggio per la chiusura dei CPR e la difesa dei diritti umani
di Antonio Portolano
Riportare al centro del dibattito pubblico il legame tra libertà, salute mentale e diritti umani. È questa la missione di Marco Cavallo, che mercoledì 8 ottobre, dopo aver girato per tutta Italia, arriva a Brindisi.
Un simbolo di libertà che continua a viaggiare
L’iniziativa, promossa dal Forum Salute Mentale, attraversa il Paese per chiedere la chiusura dei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR), luoghi dove le persone migranti vivono in condizioni di isolamento e privazione di diritti fondamentali. Il progetto intende rilanciare lo spirito della Legge 180 di Franco Basaglia, la riforma che chiuse i manicomi e restituì dignità ai più fragili.

La storia di Marco Cavallo e la riforma Basaglia
Il viaggio di Marco Cavallo nasce nel 1973 all’interno del manicomio di Trieste, dove Franco Basaglia e gli artisti del laboratorio teatrale di San Giovanni costruirono, insieme ai pazienti, un grande cavallo azzurro di cartapesta, alto quattro metri.
L’opera rappresentava il desiderio di libertà dei ricoverati, un simbolo della loro volontà di uscire dal manicomio e di essere ascoltati. Marco Cavallo divenne così il segno tangibile della fine della segregazione psichiatrica, un emblema di dignità e di speranza.
Cinquant’anni dopo, una copia in vetroresina del cavallo azzurro percorre l’Italia per ricordare che la libertà resta il cuore della cura. Nel febbraio 2025 il Forum Salute Mentale ha promosso il nuovo viaggio, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni delle persone trattenute nei CPR e di denunciare le violazioni documentate da giornalisti, enti di tutela e organismi nazionali e internazionali.

L’iniziativa è sostenuta da Rete Mai più lager, Legal Team, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) e da numerose organizzazioni della società civile: Medici Senza Frontiere, Articolo 21, Libera, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), Mediterranea Saving Humans, Antigone, Camera Penale di Roma, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), Legacoopsociali, ARCI, CGIL, ANPI e Fondazione Migrantes.
La campagna, iniziata il 22 marzo a Torino durante la protesta contro la riapertura del CPR di Corso Brunelleschi, ha attraversato Gradisca d’Isonzo, Milano, Roma e Palazzo San Gervasio, fino a giungere a Brindisi.
La tappa di Brindisi: un giorno di mobilitazione civile
Mercoledì 8 ottobre, alle 10, nel piazzale antistante il CPR di Restinco, arriverà il grande cavallo azzurro per un sit-in cui interverranno attivisti, sindacalisti, politici e rappresentanti delle realtà locali. È previsto anche l’ingresso nel CPR del parlamentare del Partito Democratico Claudio Stefanazzi, accompagnato da una delegazione locale.
Nel pomeriggio, dalle 17, partirà da piazza Cairoli un corteo che porterà Marco Cavallo – il destriero blu di cartapesta dalle lunghe zampe, alto quattro metri, simbolo della lotta etica, sociale, medica e politica per la chiusura dei manicomi – fino a piazza Duomo, dove alle 18 sono previsti gli interventi delle associazioni aderenti al comitato e lo spettacolo teatrale “Reietti. Come creammo i CPR” di Oscar Agostoni – Disturbi Teatro, con la collaborazione di Helga Bernardini.

Le voci del comitato brindisino
L’iniziativa è stata presentata nella Biblioteca “Amedeo Montagna” della CGIL di Brindisi, alla presenza dei tre portavoce del Comitato per il viaggio di Marco Cavallo nel CPR di Brindisi: Massimo Di Cesare, segretario generale della CGIL Brindisi; Gianluca Nigro, attivista del comitato promotore di Brindisi; e Carlo Minervini, promotore e garante del Centro Sperimentale Pubblico di Ricerca e Studio per la Salute Mentale di Comunità “Marco Cavallo” di Latiano.
Di Cesare: i CPR luoghi di disumanità
«Siamo coinvolti emotivamente dall’arrivo del Marco Cavallo a Brindisi – ha dichiarato Massimo Di Cesare – che porta per l’Italia i temi del Forum Salute Mentale, accendendo i riflettori sui CPR che da centri di permanenza per i rimpatri sono divenuti luoghi di disumanità e privazione di diritti».
Nigro: i CPR un fallimento sin dal 1998
«La storia dei CPR – ha sottolineato Gianluca Nigro del comitato promotore di Brindisi – è quella di un fallimento politico che risale al lontano 1998. In questi anni, le organizzazioni di tutela dei diritti umani hanno presentato numerose denunce. Tutte le organizzazioni ci hanno raccontato la patogenicità strutturale dei CPR (già CPT e CIE). La campagna che promuoviamo oggi aggiunge un tassello importante alla storia di questi luoghi e, in analogia con quanto avvenuto in passato con i manicomi, ne promuove la chiusura, illustrandone le ragioni, che possono essere riassunte nell’inefficacia rispetto agli scopi prefissati e nella violenza che li caratterizza. I CPR sono gli unici strumenti giuridici in contrasto con il nostro ordinamento che prevedono la privazione della libertà personale con l’ausilio di enti privati. Questa anomalia giuridica deve essere eliminata rapidamente, insieme allo smantellamento del principio giuridico della detenzione amministrativa, strumento creato in origine in Israele per reprimere il popolo palestinese e la cui nefasta eredità è sotto gli occhi di tutti».
Minervini: vogliamo ricominciare a parlare di Legge 180
«Con questa campagna – ha spiegato Carlo Minervini nel corso della conferenza stampa – vogliamo ricominciare a parlare di 180 con la Cittadinanza, riprendendo appunto soprattutto i suoi principi: infatti la stessa legge non ha solo sancito, come si ritiene troppo semplicemente, la chiusura degli Ospedali Psichiatrici, bensì ha soprattutto ridato dignità anche ai più fragili ed esclusi, diventati invisibili e resi quasi oggetti dalla Istituzione, ha restituito Cittadinanza, Diritti, Singolarità, Cura. Per questo è una legge che ognuna e ognuno di noi deve considerare davvero come un bene comune da conoscere, difendere, mettere finalmente e davvero in pratica».

Un messaggio di libertà per i diritti e la salute
Il passaggio di Marco Cavallo a Brindisi è molto più che un evento simbolico: è un momento di memoria civile e di riflessione sul valore della libertà come condizione della salute mentale.
La campagna lanciata dal Forum Salute Mentale e sostenuta da decine di realtà associative restituisce senso politico e umano a una battaglia che unisce due epoche: quella della chiusura dei manicomi e quella della richiesta di chiudere i CPR, luoghi che continuano a produrre sofferenza, esclusione e invisibilità.
A cinquant’anni dalla riforma Basaglia, Marco Cavallo torna a ricordare che la cura passa dal riconoscimento dei diritti, e che una società civile si misura dal modo in cui tratta i più vulnerabili.




