Il colosso umano è qui, l’AI ci rende più umani

Cervello e intelligenza artificiale, immagine generata con Dall-E

Siamo nel pieno di un salto evolutivo. Secondo Lakhiani, l’AI non sostituisce l’uomo: lo amplifica e lo rende collettivamente più potente

di Daniela Pastore
(Psicologa-Psicoterapeuta)

Sta accadendo ora, davanti ai nostri occhi: un cambiamento che ridefinisce la nostra identità, il nostro modo di apprendere, creare, guarire e persino vivere. L’intelligenza artificiale non è solo una rivoluzione tecnologica. È un passaggio evolutivo. Ed è già cominciato.

A guidarci in questa nuova era è la visione di Vishen Lakhiani, fondatore di Mindvalley e pensatore tra i più innovativi nel campo dell’evoluzione personale. Secondo Lakhiani, l’AI non è un nemico da temere, ma un alleato da integrare. Tuttavia, è stato il blogger Tim Urban a coniare l’espressione Colosso Umano (Human Colossus), per descrivere la forma evoluta di intelligenza collettiva che stiamo cominciando a incarnare come specie.

L’intelligenza artificiale ci rivela, non ci sostituisce

Vishen Lakhiani è netto: «L’AI non è qui per rimpiazzarti. È qui per far emergere la versione più potente di te stesso che il mondo abbia mai visto».

Non è un’utopia. È una realtà già in atto. L’intelligenza artificiale, se integrata consapevolmente, può diventare un acceleratore di consapevolezza e potenziale umano. È il contrario della spersonalizzazione: è espansione della soggettività.

Lakhiani sottolinea che l’AI non serve per delegare la nostra intelligenza, ma per potenziarla. È un’estensione del pensiero, una guida, uno specchio intelligente che ci aiuta a vedere più chiaramente, agire con maggiore precisione, vivere con più libertà.

Crescita esponenziale e accessibilità: la nuova normalità

Da un summit alla Singularity University di Palo Alto, Lakhiani riporta dati sorprendenti. La potenza dell’AI raddoppia ogni 3,3 mesi a parità di costo. Questo significa che in un solo anno è sedici volte più potente. In due anni, 256 volte. Tra cinque anni, nel 2030, sarà un milione di volte più potente.

«È difficile per la nostra mente comprendere una crescita esponenziale», ammette. Eppure è quella che stiamo vivendo. Per renderla visibile, propone un esempio: se ricevi un euro oggi e lo raddoppi ogni giorno per 21 giorni, supererai i due milioni. Ecco il ritmo dell’AI. Vertiginoso. Implacabile. E, soprattutto, sempre più accessibile.

Dal fuoco alla scrittura, da Google alla conversazione: un’evoluzione inevitabile

La paura del cambiamento non è nuova. Nell’antica Grecia, Socrate temeva che la scrittura avrebbe atrofizzato la memoria. Oggi sappiamo che, invece, ha moltiplicato la conoscenza.

Poi è arrivato Google. Una rivoluzione a suo modo: ci ha dato accesso illimitato all’informazione. Ma ci ha anche sommerso. Chiedere «quale magnesio aiuta a dormire?» può restituire milioni di risultati.

L’intelligenza artificiale cambia le regole: non cerca, dialoga. Non solo risponde, ma riflette, suggerisce, guida. L’AI è capace di offrire risposte contestuali, pertinenti, intelligenti. È un’interazione co-creativa. È la nuova forma della conoscenza.

Il colosso umano: una mente collettiva connessa

Il blogger Tim Urban ha chiamato questa nuova fase “The Human Colossus”: un organismo collettivo in cui ogni essere umano è una cellula connessa a un’unica mente. E l’intelligenza artificiale è il suo sistema nervoso.

Non è qualcosa di alieno. È una proiezione della nostra intelligenza globale. Un meta-organismo che cresce, apprende e si adatta. Noi ne siamo parte, non vittime. La differenza? La velocità. L’intelligenza collettiva guidata dall’AI apprende con una rapidità mai vista.

L’AI vede dove l’occhio umano si ferma

Uno studio recente ha dimostrato che un algoritmo, analizzando oltre 20.000 immagini del fondo oculare, è stato in grado di riconoscere il genere del soggetto con una precisione superiore al 96%. Nessun medico ci era mai riuscito.

L’intelligenza artificiale individua pattern invisibili. Dettagli microscopici che sfuggono alla mente umana. Immagina le sue potenzialità applicate alla risonanza magnetica, alla genetica, alla diagnosi precoce del cancro. Non stiamo parlando solo di progresso: parliamo di vite salvate.

Un futuro più umano grazie all’intelligenza artificiale

«L’intelligenza artificiale non è fredda tecnologia, ma potenziamento umano» sostiene Lakhiani. E con lui, molti degli innovatori del nostro tempo.

La direzione è chiara: lavoreremo meno, vivremo meglio. Si stima che in futuro si lavoreranno solo due giorni a settimana. Il resto sarà tempo per la creatività, per la salute, per i figli, per sé stessi. Un tempo di qualità, non di produzione.

Certo, alcune professioni scompariranno. Ma chi saprà usare l’AI come estensione della propria intelligenza non sarà minacciato. Sarà esaltato. Elevato. Potenziato.

Il coraggio di un salto: dalla paura alla possibilità

Come accadde con la scrittura, dobbiamo abbandonare la paura. Non stiamo diventando meno umani. Stiamo diventando più grandi.

L’intelligenza artificiale non rappresenta la fine dell’intelligenza umana, ma la sua amplificazione. Stiamo entrando in un tempo in cui l’individuo non viene sostituito, ma moltiplicato. Dove il pensiero si allarga, il tempo si espande, la vita si fa più libera.

Il colosso umano è qui. E ci invita a riscrivere la storia.