Brindisi protagonista del progetto Ocse per le città intermedie

Il benvenuto alla delegazione Ocse nella sala della Colonna

Unica città italiana scelta per la missione Ocse-Ce che studia come i centri medi possano diventare motori di sviluppo sostenibile in Europa

di Antonio Portolano


Brindisi ha vissuto giorni intensi. Per due giornate, dal primo al due luglio, la città è diventata un laboratorio europeo. Gli esperti dell’Ocse e della Commissione Europea hanno scelto Brindisi come unica città italiana per il progetto «Sbloccare il potenziale delle città intermedie per lo sviluppo regionale». Un riconoscimento importante. Ma anche un’occasione per guardarsi allo specchio, scoprire i propri punti di forza e individuare le sfide da affrontare.

La missione Ocse a Brindisi ha avuto un obiettivo chiaro: raccogliere dati, confrontare esperienze, ascoltare idee. Tutto questo per costruire un documento ufficiale, un Policy Paper che sarà pronto nei primi mesi del 2026. In trenta pagine verranno analizzate le politiche urbane della città e verranno proposte raccomandazioni strategiche per crescere.

Incontro Ocse l’avvio dei lavori

Una scelta che premia il Sud Italia

La delegazione Ocse è arrivata dopo un anno di studi preliminari. Sono state analizzate decine di realtà europee. Alla fine, la Commissione Europea ha indicato che il caso studio italiano fosse nel Mezzogiorno. E così Brindisi è diventata la città campione.

Il sindaco Giuseppe Marchionna lo aveva detto chiaramente al momento della notizia: «Sappiamo che l’Italia è stata selezionata come uno dei sei Paesi oggetto di analisi sul campo dopo un anno di ricerche desk su tutti i Paesi europei e che, su indicazione della Commissione Europea, il caso studio italiano sarà incentrato su una città del Mezzogiorno con Brindisi identificata come città di riferimento, non solo grazie alla posizione strategica e alle caratteristiche di urbanizzazione, ma anche per la sua inclusione in politiche rilevanti».

Un riconoscimento che pesa. Perché Brindisi è stata scelta non solo per la posizione e il porto strategico. Ma anche per la capacità di sperimentare politiche nuove. Un laboratorio di rigenerazione urbana, transizione energetica, internazionalizzazione.

Il ruolo delle città di medie dimensioni

L’Ocse ha spiegato più volte perché le città intermedie sono così importanti. Sono poli di attività che collegano territori diversi. Non sono metropoli, ma neanche borghi in crisi. Sono luoghi che gestiscono flussi di persone, capitali, idee.

David Burgalassi, economista dell’Ocse, lo ha detto con chiarezza: «Scopo del nostro progetto è analizzare più nel dettaglio una realtà urbana che è quella che potremmo definire “di mezzo” fra le metropoli e le realtà rurali. Un arcipelago di piccole e medie dimensioni che è relativamente sconosciuto quanto ad analisi economica, ma che è interessante perché riguarda un terzo di popolazione urbana europea. Il cuore del nostro progetto è fornire un’analisi economica di quelli che sono i problemi, ma anche i punti di forza, delle città intermedie e dall’altro andare a testare le nostre analisi sul campo. Per questo abbiamo lanciato sei casi di studio in Europa, e uno di questi è il caso della città di Brindisi. Caso molto interessante per noi, perché è l’unica città mediterranea, nel nostro campione. Ed è molto interessante perché sottoposta alle sfide di oggi: globalizzazione, cambiamento climatico e demografico, e anche dotata di molte potenzialità: lo abbiamo visto nelle nostre analisi desk. Ad esempio: capacità di programmare il futuro, di identificare alcuni asset di sviluppo, turismo e cultura e siamo venuti qua per toccare gli elementi di forza e di debolezza e quelle che sono le direzioni, che una città può prendere perché questo caso di studio possa indirizzare degli elementi informativi per le altre realtà europee».

Una missione lunga e articolata

La delegazione è arrivata il primo luglio. L’agenda era fitta. La giornata è iniziata con un incontro istituzionale al Comune. Nella sala Gino Strada di Palazzo Granafei-Nervegna il sindaco Marchionna ha presentato la città, i suoi programmi, le strategie per i prossimi anni. Cultura, logistica, turismo, sociale, urbanistica, energia, sport, housing e internazionalizzazione. Ogni settore è stato analizzato.

Il sindaco ha spiegato: «Brindisi caso da studiare perché ci si trova di fronte ad altri modelli urbani che descrivono da un lato l’invivibilità dei grandi centri e dall’altro il progressivo depauperamento dei borghi. L’Unione europea pensa di individuare nelle città intermedie l’elemento cardine per organizzare una diversa dislocazione delle forze produttive, della mobilità e della cultura e di tutto quello che fa parte del divenire della nostra società. Brindisi dunque è realtà campione e faremo presenti tutti i programmi con relative prospettive di sviluppo. Le città intermedie sono il futuro, non solo di questo Paese, ma dell’Europa e sappiamo che obiettivo finale, non immediatissimo, è una sorta di Agenda dei Comuni che anche in Italia si sta portando avanti con Anci e che considera adeguatamente il livello europeo».

La mattinata è proseguita con il confronto con i funzionari comunali e i rappresentanti delle istituzioni locali. Nel pomeriggio, la delegazione ha visitato i luoghi simbolo della città.

Un percorso che unisce conoscenza e futuro

La mattina del due luglio ha visto la delegazione impegnata in visite sul campo. Palazzo Guerrieri, Hub Invitalia, la History Digital Library. Sono stati incontrati imprenditori, associazioni, esponenti della società civile. Un momento importante per ascoltare le storie di chi lavora ogni giorno per trasformare Brindisi.

L’ultima tappa è stata la Biblioteca del Vicolo, nell’ex convento di Santa Chiara. Lì si è svolta la riflessione finale. Sono emersi tre filoni: buone pratiche, bisogni urgenti, prossimi passi. Il sindaco Marchionna ha tracciato il bilancio: «Al termine delle fasi di studio previsto, come già hanno preannunziato, ai primi del 2026, saremo destinatari di un “Policy Paper Ocse”. In una trentina di pagine, il documento esprimerà una posizione o una proposta su un argomento di politica urbana e analizzerà le politiche urbane attuate e ci verranno fornite anche raccomandazioni strategiche per lo sviluppo locale della città. Brindisi città intermedia è uno dei luoghi di studio e non c’è che da esprimere soddisfazione perché l’essere scelti significa anche essere in qualche modo prima modello di studio e poi, perché no?, esempio al quale altre città possono guardare. L’obiettivo finale è non solo quello di fornire raccomandazioni politiche e identificare strategie, ma anche quello di indicare strumenti e condizioni abilitanti, utili a liberare il potenziale delle città intermedie nel contesto dell’Unione europea, favorendo il loro sviluppo sostenibile. Osservo che ancora una volta Brindisi è apparsa ai visitatori una città bellissima e ricca di prospettive. Forse è arrivato il momento che comincino a crederci anche i suoi abitanti».

Le radici di un progetto europeo innovativo

Il progetto «Sbloccare il potenziale delle città intermedie per lo sviluppo regionale» non nasce per caso. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, insieme alla Commissione Europea, ha avviato nel 2024 un’analisi dettagliata dei territori europei. Si è cercato di capire come le città di medie dimensioni possano diventare motori di cambiamento.

Queste città non hanno le dimensioni delle grandi capitali. Ma hanno la possibilità di connettere le campagne ai poli produttivi, di favorire la sostenibilità ambientale e di sperimentare modelli innovativi. Brindisi è stata inserita tra i sei casi di studio europei proprio per queste ragioni.

Il progetto prevede di raccogliere prove, dati e testimonianze. Al termine di questo lavoro, l’OCSE produrrà un Policy Paper che conterrà strategie, strumenti e proposte per rafforzare lo sviluppo regionale.

Un’agenda di lavoro intensa e partecipata

La missione del primo e del due luglio non è stata solo un incontro formale. È stata un’esperienza di dialogo concreto.

Martedì primo luglio, dopo il punto stampa fissato alle ore 11.45 a Palazzo Nervegna, i delegati OCSE hanno incontrato il sindaco Marchionna e la giunta comunale. Si è parlato di governance urbana, di piani di rigenerazione e di visioni di lungo periodo.

Il confronto è poi proseguito nella sala Gino Strada, dove funzionari e stakeholder hanno presentato le principali strategie locali. Si è discusso di turismo, di cultura, di innovazione tecnologica e di energie rinnovabili. La delegazione ha ascoltato le esperienze del territorio e ha preso appunti per il documento finale.

Nel pomeriggio, la visita culturale ha permesso ai rappresentanti europei di conoscere i luoghi più significativi di Brindisi. Un modo per legare i dati alle storie, per vedere dal vivo i risultati dei progetti urbani già avviati.

La partecipazione del Cetma

La sala “Gino Strada” di Palazzo Granafei-Nervegna, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, centri di ricerca, università e stakeholder locali per riflettere sul ruolo strategico delle città intermedie come hub territoriali per servizi, innovazione e sviluppo sostenibile. Al tavolo tecnico ha preso parte anche il direttore generale di CETMA, Marco Alvisi. Nel suo intervento, Alvisi ha messo in evidenza il ruolo di CETMA nel contesto dell’ecosistema produttivo e innovativo del Sud: «CETMA è un centro di ricerca per chi non ce l’ha. Supportiamo le imprese del territorio nel percorso di innovazione, mettendo a disposizione tecnologie, competenze e strumenti di progettazione avanzata. Brindisi ha tutte le carte in regola per diventare un polo dell’innovazione nel Mezzogiorno, purché sia sostenuta da politiche lungimiranti e da una rete efficace tra enti, università e imprese».La sala “Gino Strada” di Palazzo Granafei-Nervegna, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, centri di ricerca, università e stakeholder locali per riflettere sul ruolo strategico delle città intermedie come hub territoriali per servizi, innovazione e sviluppo sostenibile. Al tavolo tecnico ha preso parte anche il direttore generale di CETMA, Marco Alvisi. Nel suo intervento, Alvisi ha messo in evidenza il ruolo di CETMA nel contesto dell’ecosistema produttivo e innovativo del Sud: «CETMA è un centro di ricerca per chi non ce l’ha. Supportiamo le imprese del territorio nel percorso di innovazione, mettendo a disposizione tecnologie, competenze e strumenti di progettazione avanzata. Brindisi ha tutte le carte in regola per diventare un polo dell’innovazione nel Mezzogiorno, purché sia sostenuta da politiche lungimiranti e da una rete efficace tra enti, università e imprese».

L’incontro con la comunità locale

La mattina del due luglio, la delegazione si è spostata tra diversi punti strategici della città. Palazzo Guerrieri è stato il primo luogo di confronto con imprenditori, associazioni e operatori economici.

L’Hub Invitalia ha offerto una fotografia delle nuove imprese e delle start up che stanno nascendo sul territorio. Si è parlato di innovazione, di formazione, di reti imprenditoriali che possono creare occupazione.

La Historic Digital Library ha mostrato come la cultura digitale possa essere un veicolo di crescita. Qui gli esperti OCSE hanno incontrato rappresentanti del mondo dell’istruzione e giovani impegnati nei progetti di valorizzazione del patrimonio.

La tappa finale alla Biblioteca del Vicolo è stata il momento più intenso. Nella sala dell’ex convento di Santa Chiara si è svolta la riflessione conclusiva. Sono stati messi a fuoco i tre temi principali emersi nella due giorni: le buone pratiche già in corso, i bisogni urgenti che la città deve affrontare e le prospettive per il futuro.

Una voce europea sul futuro di Brindisi

Mme Dominique Consille, dell’Agenzia nazionale francese per la promozione dei territori, ha spiegato che l’obiettivo principale è capire come aiutare l’economia locale.

«Scopo del progetto OCSE è interrogarsi e rispondere su come si possa aiutare, dare una spinta all’economia di una città e di un territorio», ha detto agli operatori dell’informazione.

David Burgalassi ha aggiunto che il caso di Brindisi è speciale. È l’unica città mediterranea scelta nel campione europeo. È un laboratorio per affrontare le sfide della globalizzazione e del cambiamento climatico. Ma anche un territorio che ha dimostrato di saper identificare asset strategici nel turismo e nella cultura.

Un Policy Paper atteso da tutta Europa

Il risultato di questa missione sarà un documento che potrebbe avere un impatto concreto non solo su Brindisi, ma su tutte le città intermedie europee. Il Policy Paper OCSE, previsto nei primi mesi del 2026, conterrà analisi, raccomandazioni e proposte.

Il sindaco Marchionna lo ha ricordato più volte: «Al termine delle fasi di studio previsto, come già hanno preannunziato, ai primi del 2026, saremo destinatari di un Policy Paper OCSE. In una trentina di pagine, il documento esprimerà una posizione o una proposta su un argomento di politica urbana e analizzerà le politiche urbane attuate e ci verranno fornite anche raccomandazioni strategiche per lo sviluppo locale della città».

Un riconoscimento che porta nuove responsabilità

La scelta di Brindisi come città pilota non implica finanziamenti diretti. Ma offre vantaggi importanti. La visibilità internazionale rende più semplice candidarsi a fondi europei e nazionali. Le raccomandazioni OCSE potranno rafforzare i progetti già in corso e renderli più competitivi.

Inoltre, Brindisi entra in una rete europea di città intermedie che condividono esperienze e soluzioni. Questo scambio potrà accelerare il percorso verso uno sviluppo sostenibile, innovativo e inclusivo.

Il sindaco Marchionna, chiudendo l’ultima giornata di incontri, ha sottolineato: «Brindisi città intermedia è uno dei luoghi di studio e non c’è che da esprimere soddisfazione perché l’essere scelti significa anche essere in qualche modo prima modello di studio e poi, perché no?, esempio al quale altre città possono guardare. L’obiettivo finale è non solo quello di fornire raccomandazioni politiche e identificare strategie, ma anche quello di indicare strumenti e condizioni abilitanti, utili a liberare il potenziale delle città intermedie nel contesto dell’Unione europea, favorendo il loro sviluppo sostenibile».

La sfida di crederci davvero

Le giornate di luglio hanno lasciato un messaggio chiaro. Brindisi ha tutte le carte in regola per essere un esempio. Ma deve crederci. Deve scommettere sulla capacità di fare rete, di guardare al futuro con coraggio.

«Osservo che ancora una volta Brindisi è apparsa ai visitatori una città bellissima e ricca di prospettive. Forse è arrivato il momento che comincino a crederci anche i suoi abitanti…», ha detto Marchionna, chiudendo i lavori.

Un invito che è anche una promessa: che questa esperienza possa trasformare Brindisi in un modello europeo di innovazione e qualità della vita.