Fino al 30 giugno si potrà assistere ai microscavi delle urne cinerarie della necropoli dell’età del bronzo e sentire i ricercatori
di Antonio Portolano
BRINDISI – Il cuore della necropoli si svela al pubblico. Un’occasione unica per chi ama la storia, la ricerca e l’archeologia. Per la prima volta il laboratorio archeologico della riserva naturale di Torre Guaceto apre le sue porte al pubblico. Fino al 30 giugno, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17, sarà possibile entrare nel laboratorio, incontrare i ricercatori dell’Università del Salento, assistere ai microscavi delle urne cinerarie e scoprire i segreti nascosti da tremila anni sotto la sabbia.

Un invito ad assistere alla storia
Il laboratorio archeologico del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, nella borgata di Serranova, accoglie cittadini, curiosi e appassionati. Qui i ricercatori lavorano sulle urne ritrovate nella necropoli a cremazione dell’età del bronzo. Un team di esperti, composto da archeologi, studenti, dottorandi e assegnisti del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, è impegnato nello studio delle sepolture scoperte durante le campagne di scavo degli ultimi anni.

I microscavi raccontano i riti della tarda età del bronzo
Il lavoro nel laboratorio è affascinante. I microscavi sono lenti e precisi. Gli archeologi rimuovono il terriccio che riempie le urne per scoprire i resti ossei dei defunti e gli oggetti di corredo. Ogni scoperta è un tassello in più per ricostruire i costumi funerari delle comunità vissute a Torre Guaceto nel secondo millennio avanti Cristo. È un viaggio nella storia, ma anche nelle vite delle persone sepolte lì. I corredi, i gesti rituali, la presenza di oggetti in bronzo e ambra svelano identità, ruoli sociali e relazioni.

Un laboratorio unico in Italia
Il laboratorio di Torre Guaceto è un’eccellenza. L’unico in Italia situato all’interno di una riserva naturale. È il punto di arrivo di anni di lavoro, ricerca e visione.
Il presidente del Consorzio di Gestione dell’area protetta, Rocky Malatesta, ha dichiarato: «Torre Guaceto è l’unica riserva italiana ad avere un laboratorio di archeologia, un luogo nel quale giungono i materiali provenienti dalle ricerche in corso nel territorio e nel quale si svolgono tutte le attività di processamento e studio. Questo grazie alla grande attenzione dell’ente per l’ambito storico-archeologico, gli investimenti fatti negli anni per la ricerca e la conservazione e ad una convenzione stipulata tra noi del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Brindisi e Lecce e il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento. E siamo convinti che tanta bellezza e conoscenza debba essere alla portata di tutti – ha sottolineato il presidente del Consorzio –, da qui la decisione di aprire le porte del nostro laboratorio per permettere agli utenti di assistere al lavoro degli archeologi e di scoprire la nostra storia».

Una scelta culturale accessibile
Il laboratorio è aperto al pubblico fino al 30 giugno. L’ingresso è libero, l’esperienza è coinvolgente. Gli utenti possono osservare da vicino i reperti, dialogare con i ricercatori, ascoltare il racconto delle scoperte. È una nuova forma di partecipazione alla conoscenza.

Malatesta ha aggiunto: «Crediamo nella ricerca e nella conoscenza per tutti. Dal 2008 investiamo nelle indagini archeologiche e valorizziamo il nostro patrimonio, sostenendo il gruppo di ricerca dell’Università del Salento nello svolgimento dell’attività di studio, collaborando alla scrittura di progetti che hanno poi consentito di realizzare gli allestimenti museali della torre e del centro visite, dando vita al laboratorio archeologico di Torre Guaceto, ma non ci fermiamo, ora l’obiettivo è creare un vero e proprio museo».

Una necropoli emersa dal mare
La necropoli di Torre Guaceto è stata scoperta nel 2019, in seguito a una violenta mareggiata. Le onde hanno riportato alla luce le prime tombe lungo la spiaggia delle conchiglie, all’interno della riserva. Subito sono iniziate le indagini scientifiche, condotte dal professor Teodoro Scarano dell’Università del Salento, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce.

Dal 2021, le attività proseguono con metodo, passione e strumenti innovativi. A oggi sono state individuate 108 urne. Le sepolture, spesso deposte in pozzetti scavati nella roccia, presentano ciotole di copertura, decorazioni geometriche e preziosi corredi in bronzo e ambra. In alcuni casi, erano segnate da cippi in pietra. Ognuna di esse racconta una storia.
Un modello di sinergia tra enti
Il progetto è il frutto di una sinergia tra il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e la Soprintendenza. Questa rete istituzionale ha permesso la nascita e il consolidamento del laboratorio, la formazione di studenti e studiosi, e la divulgazione dei risultati.
Il team dell’Università del Salento coinvolge studenti dei corsi triennali e magistrali, specializzandi, dottorandi e assegnisti. Tutti lavorano insieme per comprendere, documentare e condividere i risultati delle ricerche.

Un’opportunità per tutti
Questa apertura al pubblico è molto più di una visita. È un’occasione per entrare nel cuore della ricerca. Per guardare il passato con gli occhi di chi lo indaga ogni giorno. Per capire come si costruisce la conoscenza, urna dopo urna, frammento dopo frammento.
Tutti sono invitati. Famiglie, studenti, turisti, appassionati. Basta raggiungere il laboratorio nella borgata di Serranova (qui la posizione: Google Maps https://g.co/kgs/Lfye3iF) e immergersi in un viaggio nel tempo, accompagnati da chi la storia la scava davvero.

La necropoli rivive anche grazie alla tecnologia
Lo straordinario lavoro di ricerca sulla necropoli di Torre Guaceto ha dato vita anche a un progetto innovativo di respiro nazionale. Grazie alla collaborazione tra Università del Salento, Asl Brindisi, Cetma e Isbem, è nato un percorso che unisce archeologia, medicina e tecnologia.
Attraverso l’uso della TAC e dei più moderni strumenti di diagnostica per immagini, è stato possibile analizzare con precisione il contenuto delle urne senza aprirle. I dati raccolti hanno permesso al Cetma di creare “gemelli digitali”, modelli 3D ad altissima risoluzione che riproducono fedelmente resti e oggetti sepolti.

Questi gemelli digitali non solo documentano in modo scientifico e non invasivo le tombe, ma permettono di ricostruire le vite, gli usi, le malattie e i costumi degli antichi abitanti di Torre Guaceto. Un modo rivoluzionario di far “rivivere” la necropoli, rendendo il passato accessibile, comprensibile e fruibile da tutti, anche attraverso la realtà virtuale e aumentata. Una nuova frontiera nella valorizzazione del patrimonio archeologico.